Realtà nella poesia: non visibile, ma equa, solidale, credibile e veritiera.

Di Arianna Morelli

Immagine in evidenza di Doriano Solinas

Una bellezza torbida? Un corvo che diviene gabbiano? Follia che si tra sforma in normalità e si canalizza nella quotidianità? Fare a pezzi le proprie paure ed affrontarle? Scambiarle, giocarci, parlarci,  abbracciarle, lasciarsi coccolare da loro. Questa è la poesia: una realtà che appare totalmente distante dall’immaginario comune di quotidianità.

Nella vita di tutti i giorni ci si può ritrovare in situazioni in cui ci si obbliga a vestire dei panni che stanno stretti e che non permettono di sentirsi a proprio agio. Nel mondo della poesia tutto cambia: ciò che sembra irrealizzabile diviene plausibile, ciò che è quotidiano si allontana sempre più da noi e non sembra più raggiungibile. Nel mondo incantato della poesia si va alla scoperta di una nuova realtà, un secondo regno nel quale è possibile rifugiarsi nei momenti di sconforto, sfogarsi quando ci si sente nervosi. È un mondo fantastico eppure così reale; ne possiamo tastare la superficie notando i cambiamenti che avvengono in noi dalla semplice lettura di un verso, ad esempio. È un mezzo che non permette di mentire, rende vulnerabili ed è in grado di spogliare da tutte le armature e corazze colui che si avventura fra i suoi meandri. Ci obbliga ad essere noi stessi senza scusanti.

Io credo che possa essere paragonata a una dea, una donna bellissima che pare irraggiungibile a qualsiasi ragazzo che quando le parla, non riesce a comprenderla fino in fon do. Lei è cosi enigmatica. Oppure è il «David Beckam» della situazione:  sfuggente ma così seducente, anzi, più ci si rende conto di quanto sia difficile raggiungerla, più diviene affascinante. Leggendo alcuni versi di una poesia di Bukowski ci si tra sforma in quel vecchio ubriaco che vuol far credere a tutti che non gliene importi nulla dell’amore, eppure, se si sta attenti, leggendo attentamente le parole, si possono udire i sospiri di un Charles abbandonato dalla madre. Ecco com’è la realtà nella poesia: non visibile, eppure così reale e veritiera. In essa tutto è essenziale: una parola non regge senza il supporto di un’altra; è una realtà equa, solidale, credibile. In lei si può scegliere come agire e cosa non fare, si può decidere di alzarsi, di lavare i piatti e di andare a lavorare, o di stare sul divano a poltrire, bevendo birra e mangiando biscotti al cocco.

È una realtà che si adegua ai bisogni di ciascuno: non mette sotto pressione l’individuo con i tempi: ognuno ha il diritto di prendersi il suo. È questo ciò che rende estremamente affascinante questo pianeta: il poeta diviene pedina delle parole che scrive, un mezzo per portare a galla quei termini che, uno dopo l’altro, generano pace, ansia, dolore, tranquillità. La poesia veicola lo scrittore che stupidamente crede di possederla, mentre lui è già in pugno alla dea. Essa è verità. È fedele alle nostre pretese.

Sempre. Non giudica. Questa incredibile divinità mi ha salvato tante volte e mi ha insegnato ad affrontare le situazioni, dalle più banali alle più ostiche.