La leggerezza ci fa perdere il significato del rapporto con le persone

Di Tommaso Mondadori

Perché non siamo toccati dalla guerra in Libia? Come mai questa tragedia, che si sta consumando davanti ai nostri occhi, non va oltre il tempo della nostra distratta attenzione senza raggiungere e smuovere invece, come dovrebbe, la personale coscienza e risvegliare l’individuale compassione umana? Perché l’indifferenza prevale sulla partecipazione, concreta ed emotiva?

Il fatto è questo: abbiamo perso la nostra pesantezza, abbiamo perso cioè la nostra importanza. Siamo diventati così leggeri che le stesse cose sono diventate più pesanti di noi. Senza la pesantezza non siamo niente. Ciò che è pesante resta, mentre ciò che è leggero vola via. Si disperde. La leggerezza ci fa perdere il significato profondo del rapporto con le persone, ci impedisce di recepire l’importanza delle emozioni e della vita. Perché una vita di leggerezza è una vita vuota, secca e insensata. Evanescente. Gli oggetti sono diventati così tanto pesanti che siamo ormai dipendenti da essi: per non volare via, ciò che è leggero deve attaccarsi a ciò che è pesante. 

La pesantezza dei soldi, del profitto, ha preso il sopravvento sul resto, occupando il posto della nostra leggerezza e annientando i nostri valori. Avvolto in una solitudine esistenziale, l’uomo non riesce più a «sentire» il valore degli altri, e di conseguenza il concetto di benessere diventa totalmente individuale. Allo stesso modo, l’uomo non è più in grado di apprezzare la bellezza, che è falsata dall’apparenza e si ripiega su se stessa nel culto della propria immagine, come dimostrano le ossessioni narcisistiche manifestate sui social media. Gli oggetti, le «cose» materiali, ci sovrastano, ci schiacciano con la loro pesantezza, e noi siamo diventati i loro schiavi leggeri. Basta camminare per le strade per rendersene conto, per assistere alla solitudine di tanti esseri umani completamente dominati, ormai, dai loro cellulari, cui sono diventati dipendenti.

La nostra leggerezza non può che portare a una società leggera e quindi falsa e ingiusta, sottomessa all’imperativo del guadagno. Malgrado le multinazionali sfruttino intere popolazioni per produrre tutto ciò che ci serve per vivere, la nostra leggerezza ci impedisce di opporci a questo sistema. Saperlo non basta più: siamo intrappolati in una sorta di dormiveglia che ci porta a non riuscire più a vedere ciò che abbiamo davanti agli occhi. 

Il risveglio da questo dormiveglia deve partire dalla riconquista di un po’ pesantezza, grazie alla quale ritrovare il senso della compassione umana e vivere, per esempio, una guerra che non ci appartiene e geograficamente distante come se fosse un problema nostro, che ci riguarda direttamente. Percorrendo la strada verso la consapevolezzastrada fondamentale per reagire al nostro immobilismo e recuperare il senso della collettività e l’importanza di agire per il bene comune – stiamo assistendo alla nascita, in tutto il mondo, di nuovi movimenti ambientalisti, a cominciare da quelli guidati da Greta Thunberg, e, in Italia, alla rivolta civica delle Sardine che hanno ridato voce alle nuove generazioni, alle loro esigenze e alle loro speranze. Perché i giovani hanno bisogno di stare insieme, di discutere e di riprendersi la loro pesantezza, indispensabile per affrontare i problemi della società. 

Per volare bisogna avere i piedi ben piantati per terra: soltanto così leggerezza e pesantezza potranno ritrovare il loro vero significato e riacquistare il loro equilibrio.