Covid, Tabù E Stigma. Intervista All’ Infettivologo Andrea Gori

Tabù e stigma al tempo del Covid, ce ne parla Andrea Gori, primario e infettivologo del Policlinico di Milano

Di Debora Marchesi

Abbiamo voluto chiedere al professor Andrea Gori, primario e infettivologo del Policlinico di Milano un parere sui tabù che fanno soffrire i ragazzi malati. Il Covid e la paura del contagio hanno prodotto anche nuovi stigma.

Il mondo ha scoperto da poco le parole «contagio» e «mascherine», prima del coronavirus erano delle parole che in pochi conoscevano: per esempio noi che siamo passati da una patologia oncologica o cronica. Intorno a queste parole c’è un’aura di tabù che forse prima era ancora più evidente. Oggi infatti, indossare una mascherina è diventata quasi la normalità. Ci chiedevamo se poteva fare una riflessione proprio rispetto a questo tabù.

La Differenza Fra Tabù E Stigma

«Penso che innanzitutto ci sia da fare una differenziazione fra tabù e stigma, e in effetti quello che ruota intorno al tema delle mascherine e dei contagi è più che altro un tabù. Prima della pandemia, infatti, eravamo abituati a vedere le mascherine indossate solamente dai giapponesi che scendevano dall’aereo e che venivano guardati da noi italiani in modo un po’ strano, perché effettivamente erano qualcosa che non faceva parte della nostra normalità, prima della pandemia. Oggi la mascherina è l’elemento fondamentale per sconfiggere il Covid, insieme ad altre due armi potenti: il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani. E sicuramente oggi l’utilizzo della mascherina è stato normalizzato, anzi, forse iniziamo a guardare in modo strano chi non la indossa. Ci tenevo invece, a fare una riflessione sullo stigma: io mi occupo di HIV e per anni ho lottato e lotto tuttora con lo stigma che gira intorno a questa patologia. Questo stigma c’è anche nei confronti di Covid. Molto meno, molto più soft, ma una persona che oggi viene infettata, è una persona che in qualche modo viene guardata con sospetto anche dopo il rientro in comunità una volta che la malattia è sparita. La paura dell’infezione, del contagio, dell’ “avvicinarsi troppo all’altra persona” è qualcosa di molto presente anche con il Covid, purtroppo».

Andrea Gori (foto di Davide Papagni)

Speranze Di Inclusione

Pensa che questo stigma e tutti i tabù che ruotano intorno al tema del contagio rimarranno tali, o stiamo andando verso una direzione di inclusione e normalità rispetto a questi temi?

«In questo momento la fascia di popolazione che ha più contatti sociali e che ha la responsabilità maggiore, sono i giovani. Se pensiamo proprio a loro, ho notato che nel momento in cui si contagiano, si prendono anche la responsabilità di avvertire tutti i loro contatti più stretti e lo fanno senza nessun tabù, vergogna o ritrosia ed è veramente molto bello questo grado di sensibilizzazione che hanno dimostrato nei confronti di tutti gli altri. Perciò credo che stiamo andando verso una situazione di inclusione e normalità, per lo meno da parte della popolazione più giovane che mi sembra molto più aperta e inclusiva rispetto a questo tema. Penso che ciò dipenda anche dal fatto che le persone più anziane hanno più paura di contrarre la malattia e di sviluppare complicanze gravi e quindi sono più portate verso la stigmatizzazione e la non inclusione. Questo non vuol dire che tutti i giovani che si ammalano di Covid non possano sviluppare problematiche gravi. Abbiamo visto giovani intubati e trapiantati di polmone a causa del virus, però sicuramente al di sopra di una certa fascia d’età, la mortalità aumenta esponenzialmente».

Cosa Aspettarci In Futuro

Qual è la situazione dei contagi in questo periodo e quali sono le prospettive future?

«Stiamo assistendo ad un aumento dei casi in un periodo temporale abbastanza lungo. Non c’è più il cosiddetto picco epidemico, ma siamo in una fase endemica per cui convivremo con il covid ancora per molto tempo. Questo andamento endemico è più gestibile rispetto a quello epidemico. Finché avremo un certo numero di casi costante nel tempo, senza avere picchi eccessivi da un giorno all’altro, riusciremo ad evitare scenari che abbiamo visto invece nel periodo del lockdown. Potremo evitare una situazione disastrosa solamente tenendo sotto controllo i piccoli focolai sul territorio e attenendoci alle regole. In questi giorni sono ricominciate le scuole; era doveroso ripartire. La sfida è ripartire secondo le regole, prudentemente e senza fare danni. Abbiamo bisogno di ricominciare, ma non possiamo farlo facendo finta che nulla sia accaduto. Ci sono regole indispensabili e inderogabili da mantenere».