Niente Paura Della Diversità. Il Disabile È Una Risorsa

La storia di Chiara che vive in sedia a rotelle e ci racconta di come superare la barriera della diversità.

Di Chiara Baù

Ciao a tutti sono Chiara, una sedia a rotelle elettronica accompagna da sempre la mia quotidianità ed è senza dubbio questa la caratteristica che dà originalità alle mie giornate.

Un giorno dopo l’altro, ora sono orgogliosamente arrivata a festeggiare il mio trentacinquesimo compleanno; non ho intenzione però di raccontarvi la mia vita, vorrei invece parlarvi dei portatori di handicap come risorsa positiva da sfruttare per arricchirsi, secondo il punto di vista di chi, come me, vive e convive con le quattro ruote.

Ci tengo a sottolineare con l’evidenziatore che, anche se ovviamente non sono contenta di non poter camminare, sono fiera di far parte del colorato e variopinto mondo che viaggia sulle ruote.

Siamo un mondo nel mondo, anzi siamo un popolo nel popolo, fatto di persone diverse ma normali, ognuna con la propria storia e unico comune denominatore: la voglia di vivere.

Mi rendo conto che rapportarsi con un diversamente abile non è sempre semplice e che a volte può far sentire spaesati, ma questo non va assolutamente usato come una scusa per evitare di conoscere qualcuno che magari può farti scoprire qualcosa di nuovo e di utile per te, qualcuno che se poi provi a conoscere partendo da un ciao, potrebbe risultarti simpatico, o anche diventare tuo amico.

Non si deve dare per scontato che siccome non si sa come approcciarsi basta pensare un «vabbè, non fa niente, tanto la tipa in carrozzina fa tutto lei che è già abituata a rompere il ghiaccio».

Ritengo che uno dei motivi, oltre alla timidezza e alla superficialità degli altri, per cui io purtroppo non ho una vita sociale che mi soddisfa, sta proprio nel fatto di aver dovuto, non solo voluto, fare sempre il primo passo e vi assicuro che è proprio snervante. Solo una volta ho avuto la fortuna che a proporsi per primo fosse finalmente l’altro, ne sono rimasta così piacevolmente sorpresa che quasi non ci volevo credere; mentre vi scrivo queste righe, io e la persona in questione ci stiamo ancora vedendo.

Per trasformare una persona con disabilità da freno a risorsa, ci sono due fondamentali armi vincenti:

1) con un tono di voce normale e non da ebeti si può iniziare semplicemente con un «Hey, ciao, come ti butta la giornata?». Se poi ci si vede una seconda volta si può proporre un bel cafferino assieme.

2) Non abbiate paura di fare domande. Le domande contrastano la pesantezza di un silenzio imbarazzato, più sono semplici e più centrano l’obiettivo: «Fai da sola o gradisci aiuto? Qual è il braccio che usi di più? Come fai a usare una mano sola? Qual è il modo migliore in cui posso darti una mano?».

Spesso ai miei ragazzi grandi di catechismo dico: «Piuttosto che concentrarvi sulle mie imperfezioni o su quello che non riesco a fare, sfruttatemi come risorsa utile a voi per imparare ad aiutare i compagni che hanno bisogno di voi. Essendo in sedia a rotelle vi posso essere d’aiuto per non avere paura delle persone diverse dal solito, perché ognuno di noi è unico e irripetibile, anche se nessuno è indispensabile».

Secondo me è questa la carta giusta da giocare, perché ciò che ci separa da qualcuno possa invece diventare quello che ci avvicina a lui.